Dopo un paio di giorni di giochi, guardo la Gazzetta dello Sport e vedo il medagliere..
Quattro medaglie per l’Italia..
Poi leggo meglio, tre per il Veneto ed una per il regno d’Italia... E penso, ma perche i Veneti indossano l’azzuro savoia?
L'italia della finta democrazia, allora come oggi, dopo 139 anni di sfruttamento e ladrocini è ora di riprendersi la nostra identità.
Dopo essere stati lo splendore d'europa con la nostra Venetia, per mano di Austriaci, francesi e Savoia, in una truffa, che non si discosta per nulla dalla moderna politica, chiamata plebiscito, il Veneto e' stato annesso al regno d'italia.
Era il 1866 quando il Veneto venne preso dall’Italia, senza il volere dei Veneti, in una campagna politica fatta con terrore e ambiguità.
" ..il SI .... lo si vota a fronte alta, sotto lo sguardo del sole, con la benedizione di Dio....
Basterebbe vedere la lapide "ricordo" con il numero (641.758) dei voti SI, posta nel Palazzo del Doge a Venezia.
Prima del plebiscito il Veneto era già "passato" dalla Francia all'Italia.
Secondo contadino: "Mi gniente, me la ga consegnà el cursore scrite e tutto"
Primo contadino: "E anca mi isteso, manco fatiga"
Secondo contadino: "Manco secade"
Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo:
"Alla folla invisibile nelle tenebre annunziò che a Donnafugata il Plebiscito aveva dato questi risultati: Iscritti 515; votanti 512; Si 512, No zero. Eppure Ciccio Tumeo assicura: "Io, Eccellenza, avevo votato No. E quei porci in municipio s'inghiottono la mia opinione, la masticano e poi la cacano via trasformata come vogliono loro. Io ho detto nero e loro mi fanno dire bianco!".
Da allora i Veneti sono stati costretti a scoprire l’America, il Brasile, addirittura creando vere e proprie comunita venete.
Ma se per chi andava era doloroso, per chi restava, i nuovi italiani, cominciarono a conoscere le tasse sui raccolti e le direttive di coltivazione, essendo ridotti in una povertà tale che nè austriaci nè francesi c’erano riusciti in anni di guerre.
Ma nelle scuole gli approffondimenti di quel plebiscito vengono evitati, anzi viene imposto di parlare e scrivere in quel toscano addottato e bacchettati nel parlar dialetto o ancor peggio derisi e ridicolizzati.
Quella lingua, quel dialetto che era parlato in mezza Europa ed in buona parte del mediterraneo, in quella lingua veneta usata per stilare importanti trattati commerciali.
NO! Ci fu una distruzione del patrimonio culturale e linguistico del Veneto, ancor ora alcuni registi, per far ridere la gente, mettono sempre nei loro film la serva tonta o il bellimbusto mona, calpestando identità e cultura.
Per secoli la repubblica marittima e stata punto di riferimento culturale e commerciale, non si deve permettere che tale passato venga tradotto solo in banale folclore, e per favore(!) si adoperi il termine “Veneto” e non più il vuoto “Nordest”.
Soto Franza, brava gente
Soto Casa de Lorena
Soto Casa de Savoia
(Giuseppe de Stefano-G.Antonio Palladini -
Poi le variazioni:
"....e col Regno di Sardegna
Per non parlar di quel
"Viva Savoja!
(A. Moret, L'ultimo cantastorie, Vittorio Veneto, 1978)
(Dal battagliero giornale satirico Asino di Verona, ripubblicato dall'Arena di Verona, 5-8-98)
Invece dopo anni di sfruttamento del lavoro veneto lo stato si permette con i nostri soldi di regalar case ai delinquenti o rifugiati politici nel nostro territorio, alle aziende e lavoratori veneti lo stato chiede tasse per il lavoro svolto e tasse su un probabile lavoro futuro.
Mi trovo d’accordo con Berto Barbarani che in un passaggio della poesia dialettale "I va in Merica" scrive:
A coloro che mi danno del secessionista ricordo che il regno d’Italia ha preso il Veneto con imbroglio e lo ha sfruttato, sappiamo quanto ha dato e quanto dà il Veneto allo Stato, ma quanto e cosa fa lo Stato per i cittadini veneti?